IJI intervista Gabriele Mitelli

La Federazione Il Jazz Italiano ha intervistato il musicista, direttore artistico e uno dei tre direttori artistici della edizione 2024 de Il jazz italiano per le terre del sisma Gabriele Mitelli. Studia con il maestro Beppe Rusconi, per poi proseguire con Markus Stockhausen a Colonia, in Germania. Nel 2017 viene nominato miglior nuovo talento italiano per i critici della rivista “Musica Jazz” e, sempre nello stesso anno, vince il bando SIAE “Air” per le residenze artistiche all’estero, con cui si aggiudica una collaborazione con il Conservatorio di Lisbona e con l’ Istituto Italiano di Cultura della capitale portoghese. Il suo secondo album O.N.G. “Crash”, pubblicato per l’Auditorium Parco della Musica di Roma, si posiziona tra i migliori dischi della classifica “European Jazz Chart”. In pochi anni suona in alcuni dei festival europei più importanti, affiancandosi ad esponenti della musica jazz e di confine tra cui Mats Gustaffson, Anna Högberg, Mette Rasmussen, Wayne Horovitz, Susanna Santos Silva, Elio Martusciello, Tobias Delius, Cristiano Calcagnile, Nino Locatelli, Jeff Parker, Chad Taylor, Ken Vandermark, Rob Mazurek, John Edwards, Mark Sanders, Pasquale Mirra, Alexander Hawkins, Chris Speed, Gianluca Petrella, Ralph Alessi; inoltre collabora stabilmente con Cristina Donà, cantautrice e interprete tra le più apprezzate nel Pop. Nel 2019 pubblica due nuovi dischi, recensiti da testate internazionali che arrivano alle prime posizioni delle classifiche europee. “The world behind the skin”, uscito per l’etichetta We Insist! Records e, il secondo, “Star Gaze Night” in duo con Rob Mazurek, prodotto dall’etichetta portoghese Clean Feed. Nel 2021 presenta il suo ultimo progetto: “European Galactic Orchestra”, un ensemble di dodici musicisti di fama internazionale provenienti da tutta Europa. Come direttore artistico, nel 2017 decide di dedicarsi alla promozione di eventi musicali sul territorio bresciano, ideando il “Ground Music Festival”, manifestazione itinerante che ospita alcuni dei più importanti artisti della scena musicale creativa mondiale dal 2017. Nel 2018, insieme ad un gruppo di artisti e giornalisti di settore, nasce INDICA: progetto identitario esteso alla musica improvvisata e di ricerca. Nel 2021 crea BAO brescia arts observatory, un contenitore multidisciplinare che raggruppa gran parte delle associazioni territoriali che lavorano sulla sperimentazione e sul contemporaneo.

– Quando hai capito che la musica sarebbe diventata spunto fondamentale di ricerca nella tua vita?
Quando non trovavo un posto mio, che mi rappresentasse a pieno. Il suono è fluido, modulabile, stimolante proprio perché privo del concetto di ‘giusto o sbagliato’. La ricerca necessita di carta bianca e, in quel momento in cui stavo cercando il mio segno, è apparsa la musica.

– Quali ascolti hanno stimolato la tua creatività?
Posso parlare degli ascolti che mi hanno sorpreso negli ultimi anni: i soli di Buchla di Suzanne Ciani, Again di Oneohtrix Point Never e l’utilizzo dei sampler di Carmen Jaci.

– Sei appassionato di numerose forme d’arte: in occasione della decima edizione de Il jazz italiano per le terre del sisma 2024 – che ti vede nelle vesti di direttore artistico insieme a Francesco Diodati e a Ugo Viola – assisteremo a dialoghi tra arti?
Sì ci saranno performance che metteranno in luce il rapporto tra il suono e lo spazio urbano, l’arte visiva e la sound art, la letteratura e la musica elettronica. Il dialogo tra le arti sarà fondamentale e dal dialogo non poteva nascere nulla di più rappresentativo. Siamo molto diversi e abbiamo cercato di convivere nello stesso spazio, di far convergere le differenze con un unico obbiettivo: creare un programma il cui focus non fosse la sperimentazione, la tradizione, il jazz ma la città dell’Aquila, chi la vive e il ricordo di ciò che è stato.

– Cosa significa per te fare arte?
Significa occuparmi di un bene raro, di un tempo che è allo stesso tempo mio e degli altri, di un grido comune, il più comune possibile, che per esserlo deve avere al suo interno una pluralità di intenzioni, che creano la giusta contraddizione. Un equilibrio che impegna una vita intera.

– Come è possibile coinvolgere un pubblico più giovane in manifestazioni come quella aquilana?
Capire le tendenze più nascoste delle nuove generazioni, capire se c’è qualcosa che rappresenti la loro necessità di scoprire e sperimentare i ‘margini’ e trovare, tra i ‘margini’, artisti giovani che sappiano rappresentare questo sentire attraverso il suono, il movimento e qualsiasi altro linguaggio possibile; giovani che creino una dimensione critica e che documentino questo passaggio, giovani che sappiano parlare ad altri giovani di questo cambiamento, di quanto esso sia sfaccettato e vasto.

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